Vorrei sentire la tua voce gridare, tentare, sbagliare…

“Era un ragazzo di così buona famiglia”, si sente dire con sottofondo di campane a morto. A volte anche dalla famiglie migliori vengono fuori individui legati indissolubilmente a un’idea, per la quale sono pronti a gridare, tentare e sbagliare a prescindere. Le famiglie migliori, anzi, sono proprio quelle che pompano nel cuore della nostra società, svuotata e rassegnata, i loro figli cresciuti così. In ogni ambito, i gendarmi del quieto vivere allungano sempre più i tentacoli della repressione. La curva Maratona conta ormai decine di diffidati per motivi (motivi?) incomprensibili, al di là di ogni logica e giustizia: ce n’è per chi ha cercato di afferrare la maglietta di un giocatore a fine partita, per chi ha acceso una torcia lontanissimo dallo stadio, per chi si è attardato a fare quattro chiacchere tra i tornelli e gli ingressi, per chi è stato “visto” in una zona dove non avrebbe dovuto essere (tanto, 50 metri più in qua o più in là significano solo due anni di firma ogni domenica). Il continuo inasprimento delle leggi sulla violenza nel calcio ha appiattito ogni differenza tra ultras e semplice tifoso. L’Athletic Daspo granata è formato da ultras che orgogliosamente rivendicano le loro azioni e le loro turbolenze, ma anche da una notevole quantità di tifosi che – da un giorno all’altro – si è trovata sbattuta in un labirinto di denunce, interrogatori, avvocati, aule di tribunale. La fede comune di tutte queste persone è il Toro; la famiglia comune di tutte queste persone è la Maratona.
…Non sopporto più di vederti morire ogni giorno, innocuo e banale
TORINO
I tifosi protestano e i presidenti riflettono. La tessera del tifoso sta creando un fronte trasversale di presidenti contrari al provvedimento del Viminale. Domani a Milano, nell'assemblea di Lega, verrà affrontato il problema e Urbano Cairo, numero uno granata, è il capofila di un’opposizione ad un progetto che convince poco.

Presidente, perché questa tessera del tifoso non piace?
«Ci sono fattori legati alla privacy e alla giurisprudenza che creano perplessità da più parti e che la fanno sembrare una schedatura. Io, però, sollevo un altro problema. Ben più grave ed inevitabile: il danno economico per le società».

Quale danno può creare una carta che vorrebbe fidelizzare i tifosi alla propria squadra?
«Quello di portare il 20% in meno di spettatori in uno stadio, innanzitutto. Adesso si parla di gennaio 2010 per introdurre la tessera solo per le tifoserie in trasferta. Ma tra un anno, quando inizierà la nuova stagione calcistica, se uno non ha la tessera del tifoso non può andare a vedere la partita neanche quando la sua squadra gioca in casa».

Che rischi si corrono?
«Questo è un modo per disincentivare quei tifosi occasionali che vanno una volta ogni tanto allo stadio. Invece di agevolare, si complica il percorso per andare a vedere una partita. Con il controsenso che chi segue il calcio per passione e si sposta da uno stadio all'altro, dovrebbe avere la tessera del tifoso di Inter, Juve, Milan, Roma, Napoli e così via».

Mercoledì scorso, dopo la protesta degli ultrà di Toro e Juve contro la tessera del tifoso, lei era in Comune a Torino col presidente federale Abete. Ha esposto i suoi dubbi?
«Il problema non è nella Figc che peraltro deve avere anche un atteggiamento in ossequio a quello che decide il governo. Ora deve essere la Lega ad intervenire e l'assemblea di domani sarà l'occasione giusta per confrontarci tra presidenti».

Zamparini l'ha definita da «sistema fascista». Anche lei la pensa così?
«Il presidente del Palermo è sempre un po' colorito, ma io non voglio criticare in sé la scelta della tessera. Dico solo che l'impatto è fortemente negativo ed in maniera pragmatica questo è un problema serio in un’epoca di crisi. Noi dobbiamo avere uno sviluppo significativo dei ricavi da stadio e non una perdita come quella che porterebbe la tessera del tifoso».

Però così ci sarebbe più gente davanti alla tv...
«La gente vede il calcio in tv perché va allo stadio, anche se ogni tanto, ed alimenta così la sua passione».

Cosa potete fare come presidenti per trovare una soluzione?
«Intanto iniziando a ragionarci su per bene e se anche la Uefa si è pronunciata in maniera contraria a questo provvedimento, qualcosa vorrà dire...».

Lei ieri ha incontrato i rappresentati dei Toro Club, c'è unità di intenti?
«Sì ed insieme abbiamo anche deciso di aprire lo stadio ai bambini delle scuole elementari e medie con iniziative specifiche. Nelle prime due partite abbiamo avuto il 20% dei paganti come Under 16 ed è da questo dato che dobbiamo partire e lavorare per riempire gli stadi».

Per Toro-Empoli di B c'erano 18.606 paganti, mentre per Juve-Bordeaux di Champions erano in 17.513. Come se lo spiega?
«Con una conferma: che i nostri tifosi sono unici per passione e partecipazione. Ed allora è doveroso agevolarli e non bloccarli per venire allo stadio».

Gianluca Oddenino
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