ROMA, 26 settembre 2009 - Giocava terzino all’oratorio, il suo primo idolo è stato Romeo Benetti ("un combattente, io ero come lui"), ma nella maturità è rimasto folgorato dalla classe di Van Basten ("il suo calcio era sublime"). Ora segue nel fine settimana il figlio, impegnato nel campionato Esordienti. Milanista ("feci questa scelta di campo perché tutti i miei amici erano interisti e juventini"), il ministro dell’Interno Roberto Maroni è un grande appassionato di calcio e negli ultimi mesi si è dedicato al programma della Tessera del tifoso. Il progetto, che dovrebbe partire dal 1 gennaio 2010, ha incontrato però resistenze da parte dei club ed è stato duramente contestato dagli ultrà. La Gazzetta dello Sport ha organizzato un forum a Roma al quale hanno partecipato il ministro Maroni, il presidente della Federcalcio Giancarlo Abete, il presidente della Lega calcio Maurizio Beretta e il direttore generale della Federcalcio Antonello Valentini. Nel dibattito, il ministro Maroni ha riaffermato la volontà di far partire il progetto, ma ha concesso un’apertura alle società di calcio. Il ministro sarebbe disposto a discutere l’ipotesi di un rinvio del programma, ma solo ad una condizione: l’adesione totale, con un documento firmato da tutti i presidenti di A e B, al progetto. In questo caso, si potrebbe partire all’inizio della prossima stagione. Il ministro Maroni ha poi tracciato un bilancio delle prime tre giornate di campionato. Rispetto al 2007 e al 2008, la violenza negli stadi è in leggero aumento. "Questo significa che non si può abbassare la guardia. Io sono per la tolleranza zero. Se servirà, metteremo anche i metal detector all’ingresso degli stadi".
Ministro Maroni, la tessera del tifoso sarà obbligatoria dal 1° gennaio 2010: la data viene confermata?
"Confermo. La decisione è stata presa dopo aver sentito tutte le componenti. Non ci sono state forzature. Nel 2008 ho discusso con le società. Sul piano sostanziale, i club hanno dato l’okay. Su quello pratico, hanno cercato di fissare dei paletti. A questo punto, c’erano due strade da percorrere: o cancellare il programma perché i club non vogliono, oppure andare avanti. La collaborazione è fondamentale. La tessera del tifoso non vuole essere una misura coercitiva, ma chi non collabora avrà maggiori restrizioni".
Presidente Beretta, i club hanno posizioni diverse sulla tessera del tifoso. Il problema di fondo riguarda i costi?
"Noi stiamo lavorando per trovare una soluzione, ma il mio pensiero è che si è partiti con il piede sbagliato. La scadenza del 1° gennaio 2010 è obiettivamente complicata e rischia di essere vissuta come una schedatura. Al contrario, uno strumento di questo genere, costruito bene, penso che possa avere un valore positivo. Noi rivolgiamo questa proposta al ministro Maroni: rinviare la partenza della tessera del tifoso all’inizio della prossima stagione. Il rinvio non avrebbe lo scopo di guadagnare tempo, ma quello, invece, di creare una politica di consenso".
Presidente Abete, qual è la posizione della Federcalcio?
"La nostra idea è quella di seguire un percorso comune fino a gennaio e poi di fare una verifica. Il problema non è la tessera del tifoso, ma il biglietto nominale, che esiste solo in Italia. C’è anche, a mio avviso, un problema di comunicazione. Va spiegato bene il concetto che la tessera del tifoso è una facoltà e non un obbligo".
Ministro Maroni, la sua risposta ad una richiesta di rinvio?
"Non esistono problemi tecnici e giuridici che giustifichino il rinvio. Non essendoci problemi di questo genere, perché non partire? Io invece vorrei capire se i club vogliono davvero la tessera del tifoso. A questo punto io potrei dire si parte, ma tendo una mano: sono pronto a discutere l’ipotesi di un rinvio, ma solo di fronte all’adesione unanime dei club di A e B al programma".
Presidente Beretta, come risponde all’apertura del ministro Maroni?
"Il problema di fondo è che è passato un messaggio che fa vivere male la tessera. Ci sono alcuni meccanismi da rivedere. Le forzature non aiutano, serve la politica dei consensi".
Ministro, qual è la sua replica?
"Forse non mi sono spiegato bene. Non c’è alcuna volontà da parte mia di riaprire il tavolo di discussione. Io mi aspetto l’adesione unanime delle società, un impegno scritto da parte del cento per cento dei club. È solo questa la condizione preliminare per un eventuale rinvio. Non posso accettare che un presidente come Zamparini affermi che la tessera del tifoso è liberticida e richiama il fascismo. Se queste sono le premesse, il ministro va avanti per la sua strada".
Ministro Maroni, è vero che è allo studio il lancio di una campagna d’informazione per spiegare agli italiani che cosa sia la tessera del tifoso?
"Sì, abbiamo un lungo elenco di personaggi da coinvolgere nell’iniziativa. Sicuramente non si tratterà di calciatori".
Sono allo studio nuovi provvedimenti antiviolenza?
"Le normative attuali garantiscono la sicurezza all’interno degli stadi. Ora dobbiamo migliorare la situazione all’esterno. Va reso più efficiente il sistema dei controlli".
La situazione attuale?
"Le prime tre giornate di campionato hanno mostrato alcuni segnali di ripresa del fenomeno violenza. È la conferma che se si allenta la vigilanza, la violenza torna a farsi sentire".
Come si giustifica il lancio di 17 bombe carta in curva Sud durante Roma-Fiorentina?
"Io sono per la tolleranza zero e sono pronto ad inasprire i controlli per evitare che si ripetano fatti come quelli di Roma-Fiorentina. Se serviranno i metal detector o altri filtri che costringeranno i tifosi a restare in coda due-tre ore per entrare allo stadio, lo faremo".
A Firenze c’è stato un segnale di tendenza opposta con l’abbattimento delle barriere.
"La strada di Firenze è quella giusta. Noi vogliamo arrivare a questo tipo di modello".
Mai pensato all’abolizione del tifo organizzato, come sta accadendo in Spagna?
"È una strada difficilmente praticabile in Italia".
Stefano Boldrini e Maurizio Galdi
Ministro Maroni, la tessera del tifoso sarà obbligatoria dal 1° gennaio 2010: la data viene confermata?
"Confermo. La decisione è stata presa dopo aver sentito tutte le componenti. Non ci sono state forzature. Nel 2008 ho discusso con le società. Sul piano sostanziale, i club hanno dato l’okay. Su quello pratico, hanno cercato di fissare dei paletti. A questo punto, c’erano due strade da percorrere: o cancellare il programma perché i club non vogliono, oppure andare avanti. La collaborazione è fondamentale. La tessera del tifoso non vuole essere una misura coercitiva, ma chi non collabora avrà maggiori restrizioni".
Presidente Beretta, i club hanno posizioni diverse sulla tessera del tifoso. Il problema di fondo riguarda i costi?
"Noi stiamo lavorando per trovare una soluzione, ma il mio pensiero è che si è partiti con il piede sbagliato. La scadenza del 1° gennaio 2010 è obiettivamente complicata e rischia di essere vissuta come una schedatura. Al contrario, uno strumento di questo genere, costruito bene, penso che possa avere un valore positivo. Noi rivolgiamo questa proposta al ministro Maroni: rinviare la partenza della tessera del tifoso all’inizio della prossima stagione. Il rinvio non avrebbe lo scopo di guadagnare tempo, ma quello, invece, di creare una politica di consenso".
Presidente Abete, qual è la posizione della Federcalcio?
"La nostra idea è quella di seguire un percorso comune fino a gennaio e poi di fare una verifica. Il problema non è la tessera del tifoso, ma il biglietto nominale, che esiste solo in Italia. C’è anche, a mio avviso, un problema di comunicazione. Va spiegato bene il concetto che la tessera del tifoso è una facoltà e non un obbligo".
Ministro Maroni, la sua risposta ad una richiesta di rinvio?
"Non esistono problemi tecnici e giuridici che giustifichino il rinvio. Non essendoci problemi di questo genere, perché non partire? Io invece vorrei capire se i club vogliono davvero la tessera del tifoso. A questo punto io potrei dire si parte, ma tendo una mano: sono pronto a discutere l’ipotesi di un rinvio, ma solo di fronte all’adesione unanime dei club di A e B al programma".
Presidente Beretta, come risponde all’apertura del ministro Maroni?
"Il problema di fondo è che è passato un messaggio che fa vivere male la tessera. Ci sono alcuni meccanismi da rivedere. Le forzature non aiutano, serve la politica dei consensi".
Ministro, qual è la sua replica?
"Forse non mi sono spiegato bene. Non c’è alcuna volontà da parte mia di riaprire il tavolo di discussione. Io mi aspetto l’adesione unanime delle società, un impegno scritto da parte del cento per cento dei club. È solo questa la condizione preliminare per un eventuale rinvio. Non posso accettare che un presidente come Zamparini affermi che la tessera del tifoso è liberticida e richiama il fascismo. Se queste sono le premesse, il ministro va avanti per la sua strada".
Ministro Maroni, è vero che è allo studio il lancio di una campagna d’informazione per spiegare agli italiani che cosa sia la tessera del tifoso?
"Sì, abbiamo un lungo elenco di personaggi da coinvolgere nell’iniziativa. Sicuramente non si tratterà di calciatori".
Sono allo studio nuovi provvedimenti antiviolenza?
"Le normative attuali garantiscono la sicurezza all’interno degli stadi. Ora dobbiamo migliorare la situazione all’esterno. Va reso più efficiente il sistema dei controlli".
La situazione attuale?
"Le prime tre giornate di campionato hanno mostrato alcuni segnali di ripresa del fenomeno violenza. È la conferma che se si allenta la vigilanza, la violenza torna a farsi sentire".
Come si giustifica il lancio di 17 bombe carta in curva Sud durante Roma-Fiorentina?
"Io sono per la tolleranza zero e sono pronto ad inasprire i controlli per evitare che si ripetano fatti come quelli di Roma-Fiorentina. Se serviranno i metal detector o altri filtri che costringeranno i tifosi a restare in coda due-tre ore per entrare allo stadio, lo faremo".
A Firenze c’è stato un segnale di tendenza opposta con l’abbattimento delle barriere.
"La strada di Firenze è quella giusta. Noi vogliamo arrivare a questo tipo di modello".
Mai pensato all’abolizione del tifo organizzato, come sta accadendo in Spagna?
"È una strada difficilmente praticabile in Italia".
Stefano Boldrini e Maurizio Galdi
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