Vorrei sentire la tua voce gridare, tentare, sbagliare…

“Era un ragazzo di così buona famiglia”, si sente dire con sottofondo di campane a morto. A volte anche dalla famiglie migliori vengono fuori individui legati indissolubilmente a un’idea, per la quale sono pronti a gridare, tentare e sbagliare a prescindere. Le famiglie migliori, anzi, sono proprio quelle che pompano nel cuore della nostra società, svuotata e rassegnata, i loro figli cresciuti così. In ogni ambito, i gendarmi del quieto vivere allungano sempre più i tentacoli della repressione. La curva Maratona conta ormai decine di diffidati per motivi (motivi?) incomprensibili, al di là di ogni logica e giustizia: ce n’è per chi ha cercato di afferrare la maglietta di un giocatore a fine partita, per chi ha acceso una torcia lontanissimo dallo stadio, per chi si è attardato a fare quattro chiacchere tra i tornelli e gli ingressi, per chi è stato “visto” in una zona dove non avrebbe dovuto essere (tanto, 50 metri più in qua o più in là significano solo due anni di firma ogni domenica). Il continuo inasprimento delle leggi sulla violenza nel calcio ha appiattito ogni differenza tra ultras e semplice tifoso. L’Athletic Daspo granata è formato da ultras che orgogliosamente rivendicano le loro azioni e le loro turbolenze, ma anche da una notevole quantità di tifosi che – da un giorno all’altro – si è trovata sbattuta in un labirinto di denunce, interrogatori, avvocati, aule di tribunale. La fede comune di tutte queste persone è il Toro; la famiglia comune di tutte queste persone è la Maratona.
…Non sopporto più di vederti morire ogni giorno, innocuo e banale
In Italia ce ne siamo ormai accorti da tempo, la giustizia è un tema caldo, scottante…ed incredibilmente inefficente.

Qualche giorno fa è arrivata la condanna di 14 anni da parte del Tribunale per i Minorenni ad Antonio Speziale, accusato di aver ucciso il 2 Febbraio 2007 l’Ispettore di Polizia Filippo Raciti. Consultando i principali quotidiani nazionali ed i telegiornali è stato facile constatare come tutti si siano affrettati a riportare la notizia descrivendola come una vittoria da parte della Giustizia la quale aveva finalmente reso quanto tolto alla famiglia Raciti. Ma nessuno ha detto che la condanna è arrivata praticamente senza prove effettive.

Ripercorriamo i fatti, venerdì 2 Febbraio 2007 allo stadio “Cibali” di Catania si gioca il derby della Sicilia tra Catania e Palermo. Prima, durante e dopo l’incontro è caratterizzato da violenti scontri, i supporters rosanero vengono fatti entrare nel proprio settore solamente a partita iniziata “per ragioni di sicurezza” (molto probabilmente farli entrare prima dell’inizio sarebbe stato meno deleterio all’ordine pubblico) al termine della partita la tragica notizia della morte di un ispettore di Polizia. Filippo Raciti.

Inizialmente la voce diffusa è quella di una bomba carta lanciata contro il poliziotto poi nei giorni seguenti la versione cambia, si parla di un oggetto contundente usato in maniera letale nei confronti di Raciti, oggetto che viene identificato in un sottolavello. Si procede all’arresto di un giovane 17enne, Antonino Speziale che quella sera è stato ripreso dalle telecamere nel bel mezzo degli incidenti mentre impugna un oggetto che sembra corrispondere a quello incriminato.

Da li in poi il buio, intervallato però da una flebile voce, quella dei Ris di Parma, sottaciuta in maniera incredibile da media ed investigatori.

E’ il maggio del 2007 ed i Ris di Parma sollevano i primi dubbi sulla presunta arma che avrebbe ucciso l’ispettore, attraverso un comunicato fanno sapere che “In tale quadro e alla luce delle conclusioni medico-legali e dei filmati a disposizione, pur non potendo esprimersi per una diagnosi definitiva, l’ipotesi della inidoneità sembra riunire maggiori elementi di probabilità”.

Parole chiare ed inquivocabile che vengono suffragate dalle dichiarazioni di un collega di Raciti “…innescata la retromarcia, ho spostato il Discovery di qualche metro. In quel momento ho sentito una botta sull’autovettura e ho visto Raciti che si trovava alla mia sinistra insieme a Balsamo portarsi le mani alla testa. Ho fermato il mezzo e ho visto un paio di colleghi soccorrere Raciti ed evitare che cadesse per terra” queste dichiarazioni ancor più chiare delle precedenti vennero subito insabbiate e fatte cadere nel dimenticatoio.

Come nel dimenticatoio vennero fatti cadere i segni di vernice blu rinvenuti sugli abiti del defunto, il colore della medesima tuttavia, stando alle analisi dei periti, non è riconducibile a quella del Discovery in forza alla Polizia ma piuttosto alle strisce blu che delimitano i parcheggi. Ciò sta a significare che Raciti ha avuto un violento impatto con la sede stradale dopo essere caduto.

Nel frattempo in Italia si scatena la “caccia all’ultras” con programmi, articoli ed inchieste volte a far apparire i tifosi delle curve come il mostro portatore dei mali di questo paese che va assolutamente debellato. Il Ministero dell’Interno chiede che tutti gli impianti sportivi vengano messi a norma ed il famigerato Ossrvatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive emana i suoi incomprensibili divieti. L’Italia diviene la terra del “divieto di trasferta” dove invece di curare ed educare si preferisce reprimere e vietare. Un pò come se in seguito ad un incidente stradale si chiudessero le autostrade.

Una determinazione del celeberrimo Osservatorio datata 8 Marzo 2007 vieta l’introduzione all’interno degli impianti sportivi di striscioni (se non preventivamente autorizzati dalla questura di competenza), bandiere, tamburi e megafoni. E’ un chiaro tentativo di distruggere il mondo delle curve con maniere repressive che poco hanno a che vedere con lo stato di diritto. La bocciatura dell’Italia come possibile paese ospitante degli Europei del 2012 risuona come una punizione divina soprattutto se si pensa che l’assegnazione va a Polonia ed Ucraina, paesi che di certo non brillano per le loro infrastrutture.

Andiamo avanti. La morte di Raciti viene fatta scomparire per mesi dalle cronache ed Antonino Speziale in Giugno viene scagionato dall’accusa di omicidio, queste le parole del Gip “I dubbi avanzati dalla recente perizia del Ris fanno venire meno la gravità degli indizi per giustificare la detenzione cautelare in carcere. Dalla perizia dei carabinieri del Ris di Parma vengono introdotti elementi di dubbio che fanno sminuire la graniticità del costrutto accusatorio”. Tuttavia l’ennesima richiesta di perizia medico-legale viene respinta.

Il ragazzo rimane comunque in carcere per l’accusa di rissa e resistenza a pubblico ufficiale.

A Novembre dello stesso anno nell’area di servizio di Badia al Pino muore Gabriele Sandri, giovane tifoso laziale ucciso da un colpo di pistola sparato da una corsia all’altra dell’Autostrada del Sole da Luigi Spaccarotella, agente della Polstrada di Arezzo, per sedare una rissa scoppiata tra tifosi laziali e juventini dove tuttavia Sandri non era coinvolto. Il questore della città toscana si affanna a convocare una conferenza stampa “bulgara” nella quale sono vietate domande da parte dei cronisti presenti.

Il calcio, a differenza di quanto fatto con la morte di Raciti non si ferma ed a fermarlo ci pensano i tifosi. Incidenti a Bergamo, Milano e Roma. Incidenti sui quali i media dirottano sapientemente l’attenzione distogliendo l’interesse dell’opinione pubblica su quanto successo nel pomeriggio. Per l’intera settimana successiva sarà questo il tema portante anzichè un brutale omicidio compiuto da chi i cittadini li dovrebbe tutelare e non eliminare. Ancor più da rabbrividire le parole dell’allora Ministro degli Interni Antonio Amato che con molta nonchalance afferma “Se prendevano due caffè era meglio”.

Comincia anche il processo contro Spaccarotella, il suo nome per oltre 1 anno e mezzo non avrà un volto (a differenza di quello di Speziale) e l’agente sarà persino riabilitato a svolgere mansioni nella stazione ferroviaria di Firenze Santa Maria Novella, percependo regolare stipendio.

Il calcio italiano continua la sua caduta libera perdendo spettatori di giornata in giornata ed aumentando a macchia d’olio gli imbarazzanti divieti imposti dall’Osservatorio. Sul finire della stagione il nuovo Ministro dell’Interno Roberto Maroni lancia la Tessera del Tifoso, a suo dire un nuovo modo per fidelizzare il tifoso e snellire le file, in realtà una schedatura di massa volta a limitare le più elementari libertà personali (in proposito per saperne di più http://www.asromaultras.org/tessera-del-tifoso.html).

La stagione 2008-2009 inizia con Roma-Napoli. La trasferta, contro ogni previsione, viene aperta ai sostenitori partenopei. A partire per la Capitale sono oltre 2000 sostenitori partenopei e già dalle prime ore del mattino agenzie stampa e telvisioni si affrettanno a parlare di violenze da parte degli ultras napoletani, si parla di un Intercity preso in ostaggio e di 500.000€ di danni al treno che arriverà nella Capitale solamente alla fine del primo tempo. Gli spezzoni che vengono continuamente mandati in onda dalla televisione sono sempre i soliti: i tifosi che corrono alla Stazione Termini per vedere almeno un tempo dello spettacolo per il quale hanno profumatamente pagato (30€) ed un bagno del treno rotto.

Il Ministero dell’Interno, attraverso il suo massimo esponente Roberto Maroni, cavalcando l’onda dell’indignazione popolare che giornali e televisioni hanno creato decide di vietare ai tifosi azzuri tutte le trasferte della stagione. Cominciano tuttavia a sorgere dei dubbi sulla veridicità dei fatti raccontati dai principali media e circa un mese dopo grazie ad un’impeccabile inchiesta giornalistica di Rai News salta fuori la verità (questi i link da Youtube: http://www.youtube.com/watch?v=LUItACXfyT4 e http://www.youtube.com/watch?v=B1H56gmTX00&feature=related). Interessante anche la testimonianza di due giornalisti austriaci che quel giorno hanno effettuato la trasferta assieme ai tifosi campani (da Tuttomercato.web http://www.tuttomercatoweb.com/?action=read&id=124542).

Nel frattempo il processo Spaccarotella viene continuamente rimandato mentre la difesa, il sindacato di polizia e qualche giornale poco ravveduto si affanano a far passare come credibile l’ipotesi che il colpo dell’agente sia stato deviato. Dinamiche che ricordano tristemente molti altri momenti bui della nostra Repubblica (se non vogliamo tornare molto indietro basti pensare all’omicidio di Carlo Giuliani).

Dopo 1 anno e 4 mesi dai fatti di Badia al Pino, il 20 Marzo 2009, Spaccarotella si presenta in aula per il processo che lo riguarda. L’aula è in silenzio e l’imputato non incrocerà mai, volutamente, il suo sguardo con quello dei genitori di Gabriele Sandri. Le sue scuse non arriveranno mai.

14 Luglio 2009 arriva la sentenza in primo grado per Luigi Spaccarotella, 6 anni per omicidio colposo. “Fu omicidio colposo aggravato dalla previsione dell’evento” secondo la giuria. Una sentenza che fa rimanere allibiti i genitori del ragazzo.

“Mi vergogno di essere italiano.Non sono bastati cinque testimoni a dire cosa ha fatto Spaccarotella. Evidentemente la divisa paga. Non credo più nella giustizia, non credo più in niente. E’ una vergogna per tutta l’Italia. Senz’altro faremo appello: io Spaccarotella non lo mollerò mai” queste le parole del papà all’uscita dall’aula.

“Ho pianto di gioia” invece sono state le vergognose parole di Spaccarotella. Gioia per cosa? Per aver ucciso un ragazzo? Per aver potuto usufruire della specialità della legge italiana “due pesi e due misure”?

Nell’attesa del suddetto appello intanto esattamente 7 mesi dopo arriva la sentenza in primo grado anche per Antonino Speziale. Proprio nella settimana del ricordo dell’Ispettore Raciti. Casualità.

14 anni di reclusione e 5 anni d’interdizione ai pubblici uffici. Sulla base di quali prove? Per i pm “Speziale avrebbe usato il sottolavello per farsi largo tra gli agenti che bloccavano l’accesso alla Curva Nord e quindi non per uccidere, ciò ha perl provocato la morte di Filippo Raciti”, e cosa vuol dire quindi (oltretutto l’uso del verbo condizionale mi spaventa un pò!)?

Una condanna scaturita dalla “Ragione di Stato”, senza alcuna vera motivazione. Un ragazzo di 19 anni usato come capro espiatorio. E la Vedova Raciti che esce dall’aula abbracciando soddisfatta il suo legale.

Allora mi pongo la stessa domanda che mi sono posto per Spaccarotella, soddisfatta di cosa? Di aver rovinato per sempre la vita ad un ragazzo che potrebbe essere suo figlio? Di non aver reso giustizia neanche minimamente a suo marito? Tuttavia se ancora esiste un barlume di diritto nel nostro paese saranno i gradi di giudizio successivi a fare chiarezza. Come del resto avevano già fatto in precedenza, scarcerando Speziale.

Fattostà che negli ultimi 3 anni con queste vicende e con le conseguenti enfatizzazioni si sono potute coprire molte cose (certamente più importanti di ciò che accade in uno stadio di calcio) che nel nostro paese non vanno. Ma se non ci si fa prendere dall’enfasi di titoli roboanti e populisti è proprio da questi fatti che si può avere un quadro clinico completo del nostro paese: malato e carente di equità di giudizio. E non è poco…

Simone Meloni
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