Il gruppo TORINO non scende a compromessi con il ministero degli interni e gli apparati di polizia. Noi la tessera non la facciamo, non intendiamo prostrarci ulteriormente di fronte all'ultimo atto che vuole sancire la morte del tifo negli stadi.
Dopo aver accettato il biglietto nominale che ci obbliga a mostrare un nostro documento di identità a persone non facenti parte ad organi di polizia (misura che non esiste in nessun'altra parte del mondo, né nella tanto decantata Inghilterra, né in Germania o Olanda), i settori ospiti chiusi (ad esempio nelle partite contro Empoli, Udinese o Chievo Verona), non accetteremo di andare in giro con un chip che identifica tutti i nostri movimenti, "donando" soldi ad aziende che nulla hanno a che fare con la nostra passione.
Abbiamo scelto di non chiedere autorizzazioni quest'anno rinunciando anche al colore, rifiutando compromessi con la questura, la quale non ha fatto altro che colpirci con denunce e diffide. Non passeremo da loro a chiedere se potere entrare o meno nei nostri stadi.
Con la Tessera del Tifoso saranno controllate milioni di persone, se consideriamo che quest'anno gli spettatori fra Serie A e B si aggirano intorno ai 10 milioni di presenze e che grazie al sistema RFID le loro informazioni personali saranno visibili da tutti i dispositivi basati su questa tecnologia.
La nostra posizione è sempre stata chiara già dall'aprile del 2009, quando esponemmo a Milano, nella culla nativa di questa porcheria legislativa, lo striscione "TESSERA DEL TIFOSO, METODO DI REPRESSIONE SKYFOSO". Non solo, anche a Torino, in occasione della visita di settembre del ministro degli interni Maroni, sotto il comune, sotto l'albergo in cui era ospitata la nazionale italiana e alla festa della Lega Nord dove Maroni era atteso.
Noi la tessera non la faremo e chiediamo a tutti i tifosi del Toro di non sottoscriverla: la libertà personale e collettiva non può essere messa in discussione, soprattutto da chi lo fa per semplice interesse economico.
Noi continueremo ad essere presenti... A MODO NOSTRO.
Dopo aver accettato il biglietto nominale che ci obbliga a mostrare un nostro documento di identità a persone non facenti parte ad organi di polizia (misura che non esiste in nessun'altra parte del mondo, né nella tanto decantata Inghilterra, né in Germania o Olanda), i settori ospiti chiusi (ad esempio nelle partite contro Empoli, Udinese o Chievo Verona), non accetteremo di andare in giro con un chip che identifica tutti i nostri movimenti, "donando" soldi ad aziende che nulla hanno a che fare con la nostra passione.
Abbiamo scelto di non chiedere autorizzazioni quest'anno rinunciando anche al colore, rifiutando compromessi con la questura, la quale non ha fatto altro che colpirci con denunce e diffide. Non passeremo da loro a chiedere se potere entrare o meno nei nostri stadi.
Con la Tessera del Tifoso saranno controllate milioni di persone, se consideriamo che quest'anno gli spettatori fra Serie A e B si aggirano intorno ai 10 milioni di presenze e che grazie al sistema RFID le loro informazioni personali saranno visibili da tutti i dispositivi basati su questa tecnologia.
La nostra posizione è sempre stata chiara già dall'aprile del 2009, quando esponemmo a Milano, nella culla nativa di questa porcheria legislativa, lo striscione "TESSERA DEL TIFOSO, METODO DI REPRESSIONE SKYFOSO". Non solo, anche a Torino, in occasione della visita di settembre del ministro degli interni Maroni, sotto il comune, sotto l'albergo in cui era ospitata la nazionale italiana e alla festa della Lega Nord dove Maroni era atteso.
Noi la tessera non la faremo e chiediamo a tutti i tifosi del Toro di non sottoscriverla: la libertà personale e collettiva non può essere messa in discussione, soprattutto da chi lo fa per semplice interesse economico.
Noi continueremo ad essere presenti... A MODO NOSTRO.
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