Vorrei sentire la tua voce gridare, tentare, sbagliare…

“Era un ragazzo di così buona famiglia”, si sente dire con sottofondo di campane a morto. A volte anche dalla famiglie migliori vengono fuori individui legati indissolubilmente a un’idea, per la quale sono pronti a gridare, tentare e sbagliare a prescindere. Le famiglie migliori, anzi, sono proprio quelle che pompano nel cuore della nostra società, svuotata e rassegnata, i loro figli cresciuti così. In ogni ambito, i gendarmi del quieto vivere allungano sempre più i tentacoli della repressione. La curva Maratona conta ormai decine di diffidati per motivi (motivi?) incomprensibili, al di là di ogni logica e giustizia: ce n’è per chi ha cercato di afferrare la maglietta di un giocatore a fine partita, per chi ha acceso una torcia lontanissimo dallo stadio, per chi si è attardato a fare quattro chiacchere tra i tornelli e gli ingressi, per chi è stato “visto” in una zona dove non avrebbe dovuto essere (tanto, 50 metri più in qua o più in là significano solo due anni di firma ogni domenica). Il continuo inasprimento delle leggi sulla violenza nel calcio ha appiattito ogni differenza tra ultras e semplice tifoso. L’Athletic Daspo granata è formato da ultras che orgogliosamente rivendicano le loro azioni e le loro turbolenze, ma anche da una notevole quantità di tifosi che – da un giorno all’altro – si è trovata sbattuta in un labirinto di denunce, interrogatori, avvocati, aule di tribunale. La fede comune di tutte queste persone è il Toro; la famiglia comune di tutte queste persone è la Maratona.
…Non sopporto più di vederti morire ogni giorno, innocuo e banale
Il gruppo TORINO non scende a compromessi con il ministero degli interni e gli apparati di polizia. Noi la tessera non la facciamo, non intendiamo prostrarci ulteriormente di fronte all'ultimo atto che vuole sancire la morte del tifo negli stadi.
Dopo aver accettato il biglietto nominale che ci obbliga a mostrare un nostro documento di identità a persone non facenti parte ad organi di polizia (misura che non esiste in nessun'altra parte del mondo, né nella tanto decantata Inghilterra, né in Germania o Olanda), i settori ospiti chiusi (ad esempio nelle partite contro Empoli, Udinese o Chievo Verona), non accetteremo di andare in giro con un chip che identifica tutti i nostri movimenti, "donando" soldi ad aziende che nulla hanno a che fare con la nostra passione.
Abbiamo scelto di non chiedere autorizzazioni quest'anno rinunciando anche al colore, rifiutando compromessi con la questura, la quale non ha fatto altro che colpirci con denunce e diffide. Non passeremo da loro a chiedere se potere entrare o meno nei nostri stadi.
Con la Tessera del Tifoso saranno controllate milioni di persone, se consideriamo che quest'anno gli spettatori fra Serie A e B si aggirano intorno ai 10 milioni di presenze e che grazie al sistema RFID le loro informazioni personali saranno visibili da tutti i dispositivi basati su questa tecnologia.
La nostra posizione è sempre stata chiara già dall'aprile del 2009, quando esponemmo a Milano, nella culla nativa di questa porcheria legislativa, lo striscione "TESSERA DEL TIFOSO, METODO DI REPRESSIONE SKYFOSO". Non solo, anche a Torino, in occasione della visita di settembre del ministro degli interni Maroni, sotto il comune, sotto l'albergo in cui era ospitata la nazionale italiana e alla festa della Lega Nord dove Maroni era atteso.
Noi la tessera non la faremo e chiediamo a tutti i tifosi del Toro di non sottoscriverla: la libertà personale e collettiva non può essere messa in discussione, soprattutto da chi lo fa per semplice interesse economico.
Noi continueremo ad essere presenti... A MODO NOSTRO.
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Athletic Daspo (A.D.) 2009, athleticdaspo@gmail.com; Tutto il materiale inserito è liberamente distribuibile se non modificato e se gentilmente citata la fonte.