
Dal web...
"Prima di tutto vennero a prendere gli ultras e fui contento, perché usavano la violenza per motivi futili come una partita di calcio.
Poi vennero a prendere gli anarchici, io non dissi nulla, perchè non ero anarchico.
Poi presero gli "incappucciati", e io li aiutai mandandogli le foto, perchè durante i miei cortei si infiltravano e bruciavano le macchine.
Poi vennero a prendere i pacifisti... io ero pacifista o, almeno fino ad allora, pensavo di esserlo".
Le gravi affermazioni dei politici in questi giorni, da Di Pietro a Maroni, dovrebbero lasciare 'basiti' tutti quelli che credono nella democrazia, dai "garantisti", ma soprattutto gli "Indignati". Sì, perchè in piazza, come allo stadio, gli scazzi, i litigi per un coro, un Presidente possono capitare, sempre, per i modi, i metodi. Ma estirpare interi segmenti di stadio o far girare immagini (che poi tranquilli, bastano quelle che ha la polizia) non significa togliere il cattivo e tenere il buono, ma eliminare una parte di società, relegarla a posti 'lontani dagli occhi dei bambini',come diceva il Ministro (...) Mara Carfagna delle prostitute. Ma questa rabbia, quando non trova risposta si rigenera e si amplifica.
Di Pietro parla di legge del '75 (come se avessero funzionato visti gli anni successivi) della dimora o non-dimora in caso di cortei , ma il caso francese delle "Banlieu" o quello della rivolte inglesi partite dal quartiere del Tottenham dovrebbero far aprire gli occhi ai politici: il dissenso si affronta, con il riconoscere una crisi, trovarne delle risposte per quanto queste siano difficili, riconoscere che lo sviluppo continuo è impossibile, senza lasciare le risposte ai Marchionne della situazione che prima decide poi umilia gli operai con referendum ridicoli. Ma non è questa classe dirigente che saprà affrontare i problemi, ne sono troppo distanti.
Quando su un gionale si legge che solo un ragazzo su 3 che abbia un'età dai 18 ai 30 lavora bisogna iniziare a fare 2 conti, di quelli semplici imparati a scuola : parliamo di quasi 2 milioni di persone. Che ora vanno avanti grazie alla cassa integrazione di papà e mamma (altro milione e mezzo di persone, e magari precari anche loro e sull'orlo di un licenziamento post-mobilità) o alla pensione dei nonni (che sono quelli che pagano studi, macchine, e affitti dei nipoti).
E non ci vuole un sociologo per saperlo o vederlo basta saper fare i conti, Gelmini permettendo, visto che l'ignoranza fa comodo.
Gli "Indignati", che il futuro ci dirà se esistono realmente in Italia e con che risposte, questo non lo dimentichino.
"Prima di tutto vennero a prendere gli ultras e fui contento, perché usavano la violenza per motivi futili come una partita di calcio.
Poi vennero a prendere gli anarchici, io non dissi nulla, perchè non ero anarchico.
Poi presero gli "incappucciati", e io li aiutai mandandogli le foto, perchè durante i miei cortei si infiltravano e bruciavano le macchine.
Poi vennero a prendere i pacifisti... io ero pacifista o, almeno fino ad allora, pensavo di esserlo".
Le gravi affermazioni dei politici in questi giorni, da Di Pietro a Maroni, dovrebbero lasciare 'basiti' tutti quelli che credono nella democrazia, dai "garantisti", ma soprattutto gli "Indignati". Sì, perchè in piazza, come allo stadio, gli scazzi, i litigi per un coro, un Presidente possono capitare, sempre, per i modi, i metodi. Ma estirpare interi segmenti di stadio o far girare immagini (che poi tranquilli, bastano quelle che ha la polizia) non significa togliere il cattivo e tenere il buono, ma eliminare una parte di società, relegarla a posti 'lontani dagli occhi dei bambini',come diceva il Ministro (...) Mara Carfagna delle prostitute. Ma questa rabbia, quando non trova risposta si rigenera e si amplifica.
Di Pietro parla di legge del '75 (come se avessero funzionato visti gli anni successivi) della dimora o non-dimora in caso di cortei , ma il caso francese delle "Banlieu" o quello della rivolte inglesi partite dal quartiere del Tottenham dovrebbero far aprire gli occhi ai politici: il dissenso si affronta, con il riconoscere una crisi, trovarne delle risposte per quanto queste siano difficili, riconoscere che lo sviluppo continuo è impossibile, senza lasciare le risposte ai Marchionne della situazione che prima decide poi umilia gli operai con referendum ridicoli. Ma non è questa classe dirigente che saprà affrontare i problemi, ne sono troppo distanti.
Quando su un gionale si legge che solo un ragazzo su 3 che abbia un'età dai 18 ai 30 lavora bisogna iniziare a fare 2 conti, di quelli semplici imparati a scuola : parliamo di quasi 2 milioni di persone. Che ora vanno avanti grazie alla cassa integrazione di papà e mamma (altro milione e mezzo di persone, e magari precari anche loro e sull'orlo di un licenziamento post-mobilità) o alla pensione dei nonni (che sono quelli che pagano studi, macchine, e affitti dei nipoti).
E non ci vuole un sociologo per saperlo o vederlo basta saper fare i conti, Gelmini permettendo, visto che l'ignoranza fa comodo.
Gli "Indignati", che il futuro ci dirà se esistono realmente in Italia e con che risposte, questo non lo dimentichino.
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