Vorrei sentire la tua voce gridare, tentare, sbagliare…

“Era un ragazzo di così buona famiglia”, si sente dire con sottofondo di campane a morto. A volte anche dalla famiglie migliori vengono fuori individui legati indissolubilmente a un’idea, per la quale sono pronti a gridare, tentare e sbagliare a prescindere. Le famiglie migliori, anzi, sono proprio quelle che pompano nel cuore della nostra società, svuotata e rassegnata, i loro figli cresciuti così. In ogni ambito, i gendarmi del quieto vivere allungano sempre più i tentacoli della repressione. La curva Maratona conta ormai decine di diffidati per motivi (motivi?) incomprensibili, al di là di ogni logica e giustizia: ce n’è per chi ha cercato di afferrare la maglietta di un giocatore a fine partita, per chi ha acceso una torcia lontanissimo dallo stadio, per chi si è attardato a fare quattro chiacchere tra i tornelli e gli ingressi, per chi è stato “visto” in una zona dove non avrebbe dovuto essere (tanto, 50 metri più in qua o più in là significano solo due anni di firma ogni domenica). Il continuo inasprimento delle leggi sulla violenza nel calcio ha appiattito ogni differenza tra ultras e semplice tifoso. L’Athletic Daspo granata è formato da ultras che orgogliosamente rivendicano le loro azioni e le loro turbolenze, ma anche da una notevole quantità di tifosi che – da un giorno all’altro – si è trovata sbattuta in un labirinto di denunce, interrogatori, avvocati, aule di tribunale. La fede comune di tutte queste persone è il Toro; la famiglia comune di tutte queste persone è la Maratona.
…Non sopporto più di vederti morire ogni giorno, innocuo e banale
La Reyer Venezia vince ma non è felice, vuol tornare a giocare nel suo palazzetto. «Vogliamo tornare a casa». Sventolano lo striscione gli ultras della curva reyerina. Chiedono di tornare a giocare al Taliercio di Mestre. Una condizione, quella di “ospiti” al Palaverde di Villorba (Treviso) ormai pesante. Forse la Reyer rimarrà al Palaverde per tutta la stagione agonistica, ma la sensazione che sia un ospite poco gradito rimane e quindi i veneziani hanno voglia di giocare tra le mura domestiche. Intanto contro Teramo, la Reyer si toglie qualche sassolino dalle scarpe per quanto accaduto in estate quando la querelle tra le due società ha tenuto in sospeso la composizione dei calendari di A e B: la squadra veneziana attacca fin dalle prime battute, e coach Mazzon mette alla frusta il solito Szewczyk, Young e Fantoni. Teramo è avversario ostico, d’esperienza, visto che con gente come Amoroso e Lulli non si scherza. Venezia gioca la sua quinta partita da matricola, e ha anche fortuna quando una tripla pazzesca di Clark lascia allibiti gli abruzzesi. Inafferrabili i veneziani sotto canestro, mentre in difesa c’è una difesa prima a uomo e poi a zona impossibile da oltrepassare per Teramo. Sono quindici minuti di pura aggressività, velocità esplosività tra le due lunette. Teramo con Fultz e Cerella razionalizza il gioco e raffredda l’attacco lagunare. Poi ci pensa Allegretti da tre, e la forbice s’allarga ai 17′, sul 33-23. Affondano la mano a canestro anche Bowers e Clark. Al recupero il vantaggio reyerino è da primi della classe: 47-33. Teramo, nonostante il lavoro sporco dei due Brown sotto canestro, non ferma l’impressionante pressing veneziano, con la 36enne ‘guardià Young a smistare palloni provvidenziali per Venezia. Brandon Brown va in doppia cifra, ma serve poco agli ospiti, e la Reyer si prende la libertà di far tutto ciò che vuole sul parquet. C’è poi una serie di falli contestati, con Amoruso che si prende gli insulti dei veneziani. Nell’ultimo quarto Teramo reagisce, Venezia si deconcentra, ma è questione di poco e la Reyer incassa una vittoria storica

Online News, 14 novembre
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