
VERONA - La prossima partita del campionato di serie B che l'Hellas giocherà in casa, contro il Crotone, è fissata tra due domeniche, il 13 novembre. «Troppo tardi, visto che i nostri "quattro ragazzi" si trovano già adesso ingiustamente costretti a restare dietro le sbarre da ben due settimane»: né i «butei» né i «gruppi della Curva Sud», che già martedì pomeriggio durante la sfida al Bentegodi contro il Brescia avevano intonato per tutti i novanta minuti all’unisono «Butei liberi», si possono permettere di aspettare fino al prossimo match in casa. E allora, per inscenare quella che già ieri hanno definito «una clamorosa forma di protesta», puntano all’Evento con la iniziale maiuscola, all’appuntamento che, per antonomasia, richiama ogni anno in città decine di migliaia di visitatori da qualsiasi parte d’Italia e anche oltre. «C’è l’intenzione - hanno infatti annunciato ieri, a 24 ore di distanza dalla "scandalosa ordinanza" (come l’hanno bollata loro stessi) con cui i giudici del Tribunale del Riesame Venezia hanno confermato la detenzione in carcere a Montorio ai quattro ultrà dell’Hellas finiti in manette nelle concitate fasi del dopo-match tra i padroni di casa e la Nocerina, disputata esattamente due settimane fa - da parte di tutti i Butei e gruppi della Curva Sud di protestare contro le carcerazioni indiscriminate e casuali bloccando la Fieracavalli tra sabato e domenica».
E’ un tam tam incessante, quello che corre in queste ore tra i tifosi dell’Hellas, rimasti «increduli ma anche sempre più arrabbiati» dopo la decisione dei magistrati lagunari di lasciare ulteriormente dietro le sbarre Nicolò Banterla, classe ’91 di Peschiera, Antonio Drago, classe ’81 di Legnago, Marco Marchesini, classe ’83 di Verona, Luca Martinatti, classe ’83 di Trento. Tutti incensurati, con famiglia e lavoro rimasti ad attenderli all’esterno, alla doccia fredda incassata l’altro giorno dal Riesame hanno reagito attraverso i rispettivi avvocati (Trimeloni, Zambaldo, Tacchi Venturi, Lugoboni, Adami, Segala e Zermini) «restando pietrificati e letteralmente senza parole », ma annunciando, nel contempo, che «non abbiamo la minima intenzione di arrenderci: la verità è che siamo stati arrestati senza avere colpe e la verità, prima o poi, deve per forza venire a galla». Sulla vicenda che li vede loro malgrado protagonisti, ieri, è intervenuto anche il sindaco: «Se il motivo per cui sono ancora in carcere è la certezza di gravi atti contro le forze dell’ordine, allora si può considerare corretto e condivisibile. Se invece, - prosegue Tosi - la motivazione o l’aggravante, fosse dovuta al fatto che, in passato, Verona sarebbe stata una piazza violenta, la decisione risulterebbe ingiusta e incomprensibile.
Questa da anni non è più una piazza violenta, ma forse una delle più tranquille: le persone vanno giudicate per quello che hanno fatto, non per ciò che è stato fatto da altri in passato. Inoltre il trattamento riservato ai veronesi è sorprendentemente diverso da quello riservato dalla magistratura, per i medesimi episodi, agli appartenenti della tifoseria contrapposta, liberi da giorni. Ci auguriamo, quindi, che i magistrati soppesino attentamente questi fatti, considerando che vi sono persone incensurate in carcere preventivo ormai da diversi giorni». Di importanza fondamentale, per i quattro ultra’, sarebbe che «si facessero vivi altri testimoni: c’era così tanta gente all’esterno dello stadio, quella sera...». Nelle ultime ore, ne sarebbero spuntati altri due: basteranno?
Corriere del Veneto, 4 novembre
E’ un tam tam incessante, quello che corre in queste ore tra i tifosi dell’Hellas, rimasti «increduli ma anche sempre più arrabbiati» dopo la decisione dei magistrati lagunari di lasciare ulteriormente dietro le sbarre Nicolò Banterla, classe ’91 di Peschiera, Antonio Drago, classe ’81 di Legnago, Marco Marchesini, classe ’83 di Verona, Luca Martinatti, classe ’83 di Trento. Tutti incensurati, con famiglia e lavoro rimasti ad attenderli all’esterno, alla doccia fredda incassata l’altro giorno dal Riesame hanno reagito attraverso i rispettivi avvocati (Trimeloni, Zambaldo, Tacchi Venturi, Lugoboni, Adami, Segala e Zermini) «restando pietrificati e letteralmente senza parole », ma annunciando, nel contempo, che «non abbiamo la minima intenzione di arrenderci: la verità è che siamo stati arrestati senza avere colpe e la verità, prima o poi, deve per forza venire a galla». Sulla vicenda che li vede loro malgrado protagonisti, ieri, è intervenuto anche il sindaco: «Se il motivo per cui sono ancora in carcere è la certezza di gravi atti contro le forze dell’ordine, allora si può considerare corretto e condivisibile. Se invece, - prosegue Tosi - la motivazione o l’aggravante, fosse dovuta al fatto che, in passato, Verona sarebbe stata una piazza violenta, la decisione risulterebbe ingiusta e incomprensibile.
Questa da anni non è più una piazza violenta, ma forse una delle più tranquille: le persone vanno giudicate per quello che hanno fatto, non per ciò che è stato fatto da altri in passato. Inoltre il trattamento riservato ai veronesi è sorprendentemente diverso da quello riservato dalla magistratura, per i medesimi episodi, agli appartenenti della tifoseria contrapposta, liberi da giorni. Ci auguriamo, quindi, che i magistrati soppesino attentamente questi fatti, considerando che vi sono persone incensurate in carcere preventivo ormai da diversi giorni». Di importanza fondamentale, per i quattro ultra’, sarebbe che «si facessero vivi altri testimoni: c’era così tanta gente all’esterno dello stadio, quella sera...». Nelle ultime ore, ne sarebbero spuntati altri due: basteranno?
Corriere del Veneto, 4 novembre
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