Di recente, Adriano Galliani ha scritto una lettera aperta al “Corriere della Sera” per difendere pubblicamente l'istituzione della tessera del tifoso. In essa vi si legge tra le altre cose: “La tessera non può inibire comportamenti delittuosi, né può sostituirsi alle perquisizioni, ai sistemi di identificazione dei violenti per mezzo delle telecamere, al rigore (auspicabile) della legge penale",
facendo intendere che la tessera del tifoso (che il Milan ha già adottato) è semplicemente un ulteriore strumento di controllo che si va a sommare a tutti gli altri senza apportare nulla di nuovo. Galliani ha anche sostenuto che: "L'introduzione della tessera del tifoso consentirà l'eliminazione del biglietto cartaceo, e conseguentemente agli ultrà il potere di gestione dei biglietti,
con tutte le implicazioni negative", fingendo di dimenticare che la legge Amato già vieta di corrispondere contributi, sovvenzioni e facilitazioni di qualsiasi genere ai tifosi.
Che cosa ha spinto zio Fester a sbilanciarsi fino al punto di scrivere al maggiore quotidiano italiano in difesa della sua creatura? Certo ce lo hanno portato le voci di dissenso che iniziano a levarsi da alcune tifoserie italiane; soprattutto, però, si cela dietro la lettera il tentativo di sfruttare a proprio vantaggio gli incidenti avvenuti in Napoli-Milan di quella settimana stessa.
In occasione della gara del 22 marzo 2009, tifosi milanisti con tanto di tessera del tifoso hanno lanciato alcune torce contro la Curva A dei napoletani. Giusto un modo per rinverdire un'antica rivalità, ma certo qualche osservazione sulla reale utilità della tessera e sui suoi sviluppi futuri sarebbe stato lecito attenderselo. Niente di tutto questo.
Con la consueta “coerenza” la stampa italiana ha preferito sorvolare su cose che potessero disturbare i potenti, dando grande spazio, viceversa, alle gomme bucate dell'auto di Galliani. Tante parole, ma nessuna immagine che documentasse i danni effettivamente subiti dalla macchina...
Confortato dall'asservimento della maggior parte dei media, zio Fester è partito al contrattacco infarcendo la lettera al “Corriere” di falsità variamente assortite. Ha enfatizzato quanto era successo a lui e alla sua macchina dopo Napoli-Milan e, contemporaneamente, ha ridimensionato le potenzialità della tessera stessa.
In realtà, come vorremmo che diventasse sempre più chiaro, all'inizio della stagione in corso la tessera del tifoso è stata adottata da Inter e Milan come strumento statistico e promozionale ed è stata fornita a tutti gli abbonati senza preclusioni. Viceversa, dal prossimo anno a Milano saranno esclusi dalla tessera del tifoso, e con essa dalla possibilità di acquistare abbonamenti o singoli
tagliandi delle partite, tutti coloro che abbiano scontato una diffida in passato e che pure siano risultati assolti dal conseguente procedimento penale. Galliani vorrebbe far passare come innocuo uno strumento che, invece, offre alla parola d'ordine “prevenzione” metodi del tutto anti-costituzionali.
D'altro canto, insiste sulla tessera del tifoso come veicolo promozionale del calcio: anche su questo bisognerà alzare adeguatamente la guardia. La tessera del tifoso punta a diventare anche tessera a punti (accumulabili soprattutto con l'acquisto nei negozi convenzionati!), bancomat, carta prepagata; inoltre, per il suo acquisto ci sarà un costo sganciato da quello dell'abbonamento e dei
biglietti. Si provi a moltiplicare tale costo (fossero anche solo 10 euro) per il numero dei tifosi in giro per l'Italia: cosa risulta? Un'altra entrata economica per qualcuno, così come lo sono i diritti di prelazione sui biglietti: paghi di più, per non avere nulla di più.
Per quanto concerne il rigore della legge penale che zio Fester si auspica, è persin troppo facile ricordare che nel 2006 proprio lui è stato condannato dalla CAF (Corte d'Appello Federale) per aver violato l'art. 1 (lealtà, correttezza e probità) del Codice di Giustizia Sportiva.
In quel periodo Galliani, tra le tante cose, era anche presidente della Lega Calcio ed evitò (piuttosto inspiegabilmente) l'accusa di illecito sportivo (art. 6 del CGS) seppure per essa venne condannato il suo sottoposto (Leonardo Meani), che agiva ragguagliandolo e ottenendo relativa approvazione. Galliani fu condannato dalla CAF ad 1 anno di squalifica.
La pena fu ridotta a 9 mesi in secondo grado, e poi a soli 5 mesi (più una multa) dall'arbitrato del Coni. Il rigore che egli auspica, probabilmente, è quello che vale solo per gli altri.
In tutta Italia, le proteste contro l'adozione della tessera del tifoso stanno crescendo. Riportiamo di seguito uno stralcio del comunicato redatto in proposito dalla curva Sud di Roma: “Per i tifosi, la tessera sarà la scusa per allontanare per sempre dagli stadi tutti coloro che cercano, anche contro le volontà politiche vigenti, di accendere con passione, voce e colore le curve d'Italia”.
E ancora: “Siamo giunti forse all'epilogo di una distruzione chiamata: legge Amato. Stiamo subendo il divieto già noto a tutti di introdurre all'interno dello stadio tutto ciò che ha fatto grande il nostro modo di tifare: megafoni, fumogeni, coreografie, bandiere e striscioni.
A fronte di questo ci sono stati offerti: difficoltà sempre maggiori nell'acquisto dei biglietti, uno stadio strutturalmente fatiscente e inadatto che si cerca di nascondere dietro fratini gialli con scritto steward, sperimentazioni di parcheggi inesistenti, sempre più illeciti sportivi ed amministrativi della società.
Questa sarà la spallata definitiva dello Stato al tifo “all'italiana” che sparirà per lasciare posto al tifo “all'americana” fatto di gadgets, hot dog, televisione”.
facendo intendere che la tessera del tifoso (che il Milan ha già adottato) è semplicemente un ulteriore strumento di controllo che si va a sommare a tutti gli altri senza apportare nulla di nuovo. Galliani ha anche sostenuto che: "L'introduzione della tessera del tifoso consentirà l'eliminazione del biglietto cartaceo, e conseguentemente agli ultrà il potere di gestione dei biglietti,
con tutte le implicazioni negative", fingendo di dimenticare che la legge Amato già vieta di corrispondere contributi, sovvenzioni e facilitazioni di qualsiasi genere ai tifosi.
Che cosa ha spinto zio Fester a sbilanciarsi fino al punto di scrivere al maggiore quotidiano italiano in difesa della sua creatura? Certo ce lo hanno portato le voci di dissenso che iniziano a levarsi da alcune tifoserie italiane; soprattutto, però, si cela dietro la lettera il tentativo di sfruttare a proprio vantaggio gli incidenti avvenuti in Napoli-Milan di quella settimana stessa.
In occasione della gara del 22 marzo 2009, tifosi milanisti con tanto di tessera del tifoso hanno lanciato alcune torce contro la Curva A dei napoletani. Giusto un modo per rinverdire un'antica rivalità, ma certo qualche osservazione sulla reale utilità della tessera e sui suoi sviluppi futuri sarebbe stato lecito attenderselo. Niente di tutto questo.
Con la consueta “coerenza” la stampa italiana ha preferito sorvolare su cose che potessero disturbare i potenti, dando grande spazio, viceversa, alle gomme bucate dell'auto di Galliani. Tante parole, ma nessuna immagine che documentasse i danni effettivamente subiti dalla macchina...
Confortato dall'asservimento della maggior parte dei media, zio Fester è partito al contrattacco infarcendo la lettera al “Corriere” di falsità variamente assortite. Ha enfatizzato quanto era successo a lui e alla sua macchina dopo Napoli-Milan e, contemporaneamente, ha ridimensionato le potenzialità della tessera stessa.
In realtà, come vorremmo che diventasse sempre più chiaro, all'inizio della stagione in corso la tessera del tifoso è stata adottata da Inter e Milan come strumento statistico e promozionale ed è stata fornita a tutti gli abbonati senza preclusioni. Viceversa, dal prossimo anno a Milano saranno esclusi dalla tessera del tifoso, e con essa dalla possibilità di acquistare abbonamenti o singoli
tagliandi delle partite, tutti coloro che abbiano scontato una diffida in passato e che pure siano risultati assolti dal conseguente procedimento penale. Galliani vorrebbe far passare come innocuo uno strumento che, invece, offre alla parola d'ordine “prevenzione” metodi del tutto anti-costituzionali.
D'altro canto, insiste sulla tessera del tifoso come veicolo promozionale del calcio: anche su questo bisognerà alzare adeguatamente la guardia. La tessera del tifoso punta a diventare anche tessera a punti (accumulabili soprattutto con l'acquisto nei negozi convenzionati!), bancomat, carta prepagata; inoltre, per il suo acquisto ci sarà un costo sganciato da quello dell'abbonamento e dei
biglietti. Si provi a moltiplicare tale costo (fossero anche solo 10 euro) per il numero dei tifosi in giro per l'Italia: cosa risulta? Un'altra entrata economica per qualcuno, così come lo sono i diritti di prelazione sui biglietti: paghi di più, per non avere nulla di più.
Per quanto concerne il rigore della legge penale che zio Fester si auspica, è persin troppo facile ricordare che nel 2006 proprio lui è stato condannato dalla CAF (Corte d'Appello Federale) per aver violato l'art. 1 (lealtà, correttezza e probità) del Codice di Giustizia Sportiva.
In quel periodo Galliani, tra le tante cose, era anche presidente della Lega Calcio ed evitò (piuttosto inspiegabilmente) l'accusa di illecito sportivo (art. 6 del CGS) seppure per essa venne condannato il suo sottoposto (Leonardo Meani), che agiva ragguagliandolo e ottenendo relativa approvazione. Galliani fu condannato dalla CAF ad 1 anno di squalifica.
La pena fu ridotta a 9 mesi in secondo grado, e poi a soli 5 mesi (più una multa) dall'arbitrato del Coni. Il rigore che egli auspica, probabilmente, è quello che vale solo per gli altri.
In tutta Italia, le proteste contro l'adozione della tessera del tifoso stanno crescendo. Riportiamo di seguito uno stralcio del comunicato redatto in proposito dalla curva Sud di Roma: “Per i tifosi, la tessera sarà la scusa per allontanare per sempre dagli stadi tutti coloro che cercano, anche contro le volontà politiche vigenti, di accendere con passione, voce e colore le curve d'Italia”.
E ancora: “Siamo giunti forse all'epilogo di una distruzione chiamata: legge Amato. Stiamo subendo il divieto già noto a tutti di introdurre all'interno dello stadio tutto ciò che ha fatto grande il nostro modo di tifare: megafoni, fumogeni, coreografie, bandiere e striscioni.
A fronte di questo ci sono stati offerti: difficoltà sempre maggiori nell'acquisto dei biglietti, uno stadio strutturalmente fatiscente e inadatto che si cerca di nascondere dietro fratini gialli con scritto steward, sperimentazioni di parcheggi inesistenti, sempre più illeciti sportivi ed amministrativi della società.
Questa sarà la spallata definitiva dello Stato al tifo “all'italiana” che sparirà per lasciare posto al tifo “all'americana” fatto di gadgets, hot dog, televisione”.
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