Vorrei sentire la tua voce gridare, tentare, sbagliare…

“Era un ragazzo di così buona famiglia”, si sente dire con sottofondo di campane a morto. A volte anche dalla famiglie migliori vengono fuori individui legati indissolubilmente a un’idea, per la quale sono pronti a gridare, tentare e sbagliare a prescindere. Le famiglie migliori, anzi, sono proprio quelle che pompano nel cuore della nostra società, svuotata e rassegnata, i loro figli cresciuti così. In ogni ambito, i gendarmi del quieto vivere allungano sempre più i tentacoli della repressione. La curva Maratona conta ormai decine di diffidati per motivi (motivi?) incomprensibili, al di là di ogni logica e giustizia: ce n’è per chi ha cercato di afferrare la maglietta di un giocatore a fine partita, per chi ha acceso una torcia lontanissimo dallo stadio, per chi si è attardato a fare quattro chiacchere tra i tornelli e gli ingressi, per chi è stato “visto” in una zona dove non avrebbe dovuto essere (tanto, 50 metri più in qua o più in là significano solo due anni di firma ogni domenica). Il continuo inasprimento delle leggi sulla violenza nel calcio ha appiattito ogni differenza tra ultras e semplice tifoso. L’Athletic Daspo granata è formato da ultras che orgogliosamente rivendicano le loro azioni e le loro turbolenze, ma anche da una notevole quantità di tifosi che – da un giorno all’altro – si è trovata sbattuta in un labirinto di denunce, interrogatori, avvocati, aule di tribunale. La fede comune di tutte queste persone è il Toro; la famiglia comune di tutte queste persone è la Maratona.
…Non sopporto più di vederti morire ogni giorno, innocuo e banale
mercoledì 29 luglio 2009 |
Il finale della stagione 2008/2009, purtroppo, ha riservato amare sorprese tanto dal punto di vista sportivo (con la serie B così insistentemente perseguita dai nostri beniamini in maglia granata), quanto da quello giuridico per molti ultras e tifosi. È praticamente impossibile conoscere la cifra reale degli attuali diffidati, sebbene in una recente operazione di auto-promozione la questura li stimasse in una settantina circa. Nulla di sorprendente, visti e considerati i motivi (?) con cui vengono ormai appioppati i provvedimenti di DASPO.
Tale elargizione indiscriminata, peraltro, va strettamente collegata alla tessera del tifoso di là da venire (almeno dalle nostre parti): chiunque sia stato sottoposto a diffida, infatti, non potrà ottenere la tessera qualsiasi sia stato l'esito del relativo processo. L'ennesima operazione di giustizia preventiva, insomma.
Sotto quest'ottica vanno inquadrati anche due procedimenti che di recente hanno concluso il loro primo grado.
Toro-Sampdoria (19/11/2006): per questo processo, arresti in flagranza e pene patteggiate a parte, erano già state archiviate alcune posizioni vista l'impossibilità dei riconoscimenti attraverso immagini buie e lontane dall'azione contestata. Tale impossibilità è stata applicata anche nel caso di due dei tre imputati rimasti ancora nel processo; mentre al terzo sono stati contestati i reati di rissa, resistenza a pubblico ufficiale e lesioni. Sulle sue spalle sono ricadute pure le lesioni di otto poliziotti con prognosi giudicata tra 5-10 giorni. Come se avesse fatto tutto da solo, in pratica.
Risultato: 2 anni senza condizionale. Eppure, non soltanto le immagini
che lo accusano non sono più chiare delle altre, ma lui neanche era presente agli scontri!
Toro-Livorno (20/5/2007): in questo caso, una breve premessa è doverosa, dato che molti neanche sanno cos'è successo quel giorno (ultima partita casalinga della prima stagione in A contro il Livorno). L'accusa mossa a 8 persone era quella di aver permesso l'accesso in Curva ad un gruppetto sprovvisto di biglietti che stazionava all'esterno dei cancelli a partita iniziata. Sulle prove esibite, ovvero un filmino di mezz'ora abbondante con una decina di amici che parla, cazzeggia e scherza, ci sarebbe da ridere, se non fosse per le conseguenze che hanno comunque cagionato. Guarda caso, le telecamere che avrebbero dovuto accertare la reale successione degli eventi erano spente e quindi non utilizzabili a fini processuali.
La testimonianza di uno steward, di fatto, ha provocato un patteggiamento a 10 mesi e 10 mesi di
condanna per minacce e oltraggio a pubblico ufficiale (tale risulta uno steward in servizio allo stadio), oltre a una lunghissima serie di dibattimenti che spiega un bel po' di cose a riguardo della giustizia italiana. Gli altri 6 imputati sono stati fortunatamente prosciolti.
È evidente la durezza con cui si colpiscono persone colpevoli, molte volte, di andare semplicemente allo stadio: non proprio la stessa che si è adoperata nel caso della sentenza Spaccarotella. Neanche quella che ha ridotto in ultimo grado la pena per resistenza a pubblico ufficiale, come ebbe modo di vedere tutta l'Italia, a 4 mesi e 20 giorni all'attuale ministro degli interni Roberto Maroni, il paladino
della tessera del tifoso. In quel caso non c'era il buio che ostacolava la visuale e le telecamere erano tutte ben funzionanti.
Alla durezza delle pene comminate in termini di mesi e anni da scontare, si va ad aggiungere l'inasprimento delle pene pecuniarie. Per UNA firma non eseguita, in regime di diffida con obbligo di firma, si arriva ormai a chiedere 10000 euro di multa. Di recente, una richiesta simile si è abbattuta su una persona che pure aveva già firmato nell'arco della stessa giornata e che la seconda volta ha confuso (evidentemente non da solo) i registri su cui siglare.
Per aver acceso e lanciato una torcia, "cagionando pericolo nelle immediate vicinanze", nei confronti di un'altra persona è stato avanzato un decreto penale di condanna, con 4560 euro di multa di contorno. Entrambi i procedimenti sono stati accompagnati da diffida, anche se, almeno per quanto concerne la parte economica, al momento si è riuscito a bloccarli. Ci auguriamo che si arrivi al loro annullamento, così come speriamo che in appello vengano annullate le condanne per Toro-Sampdoria e Toro-Livorno.
Siamo al fianco di chi lotta contro macroscopiche ingiustizie. Insieme ad altre realtà della
Maratona (MCT, MC1969) abbiamo fornito il nostro contributo materiale e cercheremo di proseguire in tal senso; dal punto di vista affettivo, tutti possono mettere il proprio sforzandosi almeno di aprire gli occhi, interessarsi alle cose di Curva, alle loro ragioni e al loro futuro. A.D. non è nato con l'idea di spaventare nessuno, anzi, ma con quella di stare al fianco di chi ha fatto grande la nostra Curva e continuerà a farlo, invitando tutti a tenere gli occhi bene aperti, a osservare come si muove e modifica la repressione. Su questo argomento, il silenzio va decisamente rotto e se poi il livello dello scontro con le istituzioni continuerà ad alzarsi, vorrà dire che impareremo a muoverci al di sotto. Le aquile non fanno la guerra coi ranocchi, si dice, perché prenderli è impossibile.
In questo contesto vorremmo infine ringraziare chi s'è prodigato perché almeno una parvenza di equità fosse mantenuta, ovvero gli avvocati impegnati nei vari procedimenti, e salutare con un abbraccio coloro ai quali sono state finalmente revocate certe diffide costruite a tavolino.

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