Vorrei sentire la tua voce gridare, tentare, sbagliare…

“Era un ragazzo di così buona famiglia”, si sente dire con sottofondo di campane a morto. A volte anche dalla famiglie migliori vengono fuori individui legati indissolubilmente a un’idea, per la quale sono pronti a gridare, tentare e sbagliare a prescindere. Le famiglie migliori, anzi, sono proprio quelle che pompano nel cuore della nostra società, svuotata e rassegnata, i loro figli cresciuti così. In ogni ambito, i gendarmi del quieto vivere allungano sempre più i tentacoli della repressione. La curva Maratona conta ormai decine di diffidati per motivi (motivi?) incomprensibili, al di là di ogni logica e giustizia: ce n’è per chi ha cercato di afferrare la maglietta di un giocatore a fine partita, per chi ha acceso una torcia lontanissimo dallo stadio, per chi si è attardato a fare quattro chiacchere tra i tornelli e gli ingressi, per chi è stato “visto” in una zona dove non avrebbe dovuto essere (tanto, 50 metri più in qua o più in là significano solo due anni di firma ogni domenica). Il continuo inasprimento delle leggi sulla violenza nel calcio ha appiattito ogni differenza tra ultras e semplice tifoso. L’Athletic Daspo granata è formato da ultras che orgogliosamente rivendicano le loro azioni e le loro turbolenze, ma anche da una notevole quantità di tifosi che – da un giorno all’altro – si è trovata sbattuta in un labirinto di denunce, interrogatori, avvocati, aule di tribunale. La fede comune di tutte queste persone è il Toro; la famiglia comune di tutte queste persone è la Maratona.
…Non sopporto più di vederti morire ogni giorno, innocuo e banale
C'è un video che racconta che cosa è successo fuori dallo stadio di Masnago lo scorso 22 aprile: sarà acquisito per stabilire una volta per tutte la dinamica dei fatti che sono seguiti alla partita Varese Ascoli. Incontro tranquillo, terminato col risultato di 1 a 1, senza incidenti, se non fosse per quell'aggressione subita dal questore di Varese, Marcello Cardona, per la quale venne arrestato un giovane, G. F., 24 anni.

E proprio nelle vesti di parte offesa, assistito dall'avvocato Fabio Margarini, ieri mattina il questore ha testimoniato al processo. Ma quella che doveva essere una normale deposizione, si è trasformata in una battaglia: con il difensore del giovane, l'avvocato Felice Franchi, sono state subito scintille, al punto che il giudice Rossella Ferrazzi ha dovuto pure interrompere l'udienza.

Cardona ha ricostruito quanto avvenuto fuori dallo stadio, spiegando l'esigenza - dettata da ragioni di ordine pubblico e dalla necessità di togliere al più presto il blocco del traffico - di far defluire velocemente i tifosi ospiti. Quelli però non ne volevano sapere di salire sul bus: e alle sollecitazioni da parte dei dirigenti della questura hanno opposto resistenza passiva. È in questa circostanze che Cardona, «dopo che un tifoso aveva apostrofato una dirigente», è intervenuto per chiedere che fosse identificato. Ed è in questo momento che ha subito l'aggressione da parte di un altro tifoso, Ferretti appunto, che dopo averlo colpito è subito salito sul bus.

Una ricostruzione che non trova concorde l'imputato, che a sua volta ha presentato una querela contro Cardona. «Il questore di Varese lo ha schiaffeggiato, insultato e spintonato, e indietreggiando F. lo ha colpito, non con un pugno, ma con un piede, e in modo involontario» racconta l'avvocato Franchi. «Ma perché allora le scuse del giovane al questore?», si interroga l'avvocato Margarini. «In realtà Cardona è stato fatto oggetto di una aggressione violenta».

Il video appunto dirà come si sono svolti i i fatti. L'udienza è stata rinviata al 6 febbraio, quando saranno sentiti i testimoni portati dalla difesa, una mezza dozzina. Tutti tifosi dell'Ascoli. «Non ultras» tiene a precisare l'avvocato Franchi, «a cominciare dal mio assistito, incensurato».

Provincia di Varese, 18 ottobre
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