
Un appuntamento con una semplice telefonata. Sapevano che la zona a ridosso dello stadio Giglio sarebbe rimasta blindata per ore, preferendo, quale ring per sistemare vecchie ruggine mai appianate, l’area tra la chiesa e il cimitero di Masone. Poi, calci, pugni, sprangate.
E’ quanto accade lo scorso 25 agosto, alla vigilia della partita di calcio Reggiana-Modena. Un’amichevole che nell’intenzioni delle due società avrebbe dovuto in qualche modo dimostrare come uno storico derby, poteva in realtà essere vissuto in modo tranquillo. E invece, due ore prima dell’inizio della partita, a Masone succede di tutto. Da una parte gli ultrà modenesi, dall’altra quelli della Reggiana. Tutto, da quanto hanno poi ricostruito gli investigatori della Digos, studiato a tavolino, dalla scelta del luogo dove affrontarsi, fino all’orario.
I CONTROLLI. Sono circa le 18.15, quando una pattuglia della Volante, impegnata nel progetto di controlli a tappeto per prevenire gli scontri tra i tifosi, nota nel piazzale del distributore Tamoil di via Bacone, quattro auto parcheggiate vicino all’edificio che ospita gli uffici della stazione di servizio. C’è qualcosa di insolito, anche perché il distributore è chiuso e le auto sembrano essere state lasciate in quel luogo di proposito. Gli agenti si avvicinano, ma degli occupanti delle vetture non c’è traccia. Ma la conferma che qualcosa di strano sia nell’aria, arriva poco più tardi, quando al 113 arrivano chiamate a raffica dai residenti di Masone. «Vicino alla chiesa ci sono circa 40 persone che si stanno picchiando».
IL BLITZ. Il piano studiato nei giorni precendenti dal questore vicario Cesare Capocasa e dal dirigente della Digos Lucio Di Cicco, funziona. In un attimo le volanti piombano a Masone, nel piazzale della chiesa. I poliziotti trovano sull’asfalto le conferme che poco prima è andata in scena una rissa: bastoni, ombrelli, racchette da sci, catene, cartelli stradali.
Iniziano le ricerche di coloro che hanno partecipato alla rissa. E la prima svolta arriva poco dopo, quando una volante intercetta una macchina con all’interno tre ultras modenesi. Nel baule della vettura c’è un bastone di gomma e un ombrello rotto. I giovani in qualche modo confermano di aver appena partecipato alla rissa e vengono subito accompagnati in questura, dove in serata verranno poi denunciati per rissa aggravata. Dopo aver intercettato una macchina di ultras modenesi, la polizia blocca un’altra vettura. E’ un Suv con all’interno tre tifosi della Reggiana. A confermare che i tre hanno appena partecipato alla rissa, ci sono i lividi che presentano sul volto.
LE INDAGINI. Anche i tre reggiani vengono identificati e denunciati, ma le indagini - cordinate fin da subito dal sostituto procuratore Luciano Padula - proseguono e grazie alla collaborazione tra la Digos cittadina e quella modenese, l’ennesima svolta arriva a inizio settimana. La polizia torna nel parcheggio del distributore Tamoil dove erano state notate dell’auto in sosta. Acquisisce le immagini di videosorveglianza e scopre che, dopo la rissa, 16 tifosi modenesi tornano a riprendere proprio quelle vetture. Scattano le denunce e i successivi divieti per assistere a manifestazioni sportive.
Gazzetta di Reggio, 13 novembre