Vorrei sentire la tua voce gridare, tentare, sbagliare…

“Era un ragazzo di così buona famiglia”, si sente dire con sottofondo di campane a morto. A volte anche dalla famiglie migliori vengono fuori individui legati indissolubilmente a un’idea, per la quale sono pronti a gridare, tentare e sbagliare a prescindere. Le famiglie migliori, anzi, sono proprio quelle che pompano nel cuore della nostra società, svuotata e rassegnata, i loro figli cresciuti così. In ogni ambito, i gendarmi del quieto vivere allungano sempre più i tentacoli della repressione. La curva Maratona conta ormai decine di diffidati per motivi (motivi?) incomprensibili, al di là di ogni logica e giustizia: ce n’è per chi ha cercato di afferrare la maglietta di un giocatore a fine partita, per chi ha acceso una torcia lontanissimo dallo stadio, per chi si è attardato a fare quattro chiacchere tra i tornelli e gli ingressi, per chi è stato “visto” in una zona dove non avrebbe dovuto essere (tanto, 50 metri più in qua o più in là significano solo due anni di firma ogni domenica). Il continuo inasprimento delle leggi sulla violenza nel calcio ha appiattito ogni differenza tra ultras e semplice tifoso. L’Athletic Daspo granata è formato da ultras che orgogliosamente rivendicano le loro azioni e le loro turbolenze, ma anche da una notevole quantità di tifosi che – da un giorno all’altro – si è trovata sbattuta in un labirinto di denunce, interrogatori, avvocati, aule di tribunale. La fede comune di tutte queste persone è il Toro; la famiglia comune di tutte queste persone è la Maratona.
…Non sopporto più di vederti morire ogni giorno, innocuo e banale
Annunciata come la partita della possibile svolta, è piuttosto finita con la curva in rivolta. Le rime più ripetute sono però quelle dei cori ultras, esplosi ancora prima del k.o. acquisito: «Per vincere bisogna spendere», primo riferimento all’operato del club. Poi i cori contro la squadra all’uscita dal campo: «Rispettate la nostra maglia», «C’avete rotto…», «Fate ridere».
Undici camionette tra polizia e carabinieri, e una schiera di almeno cinquanta agenti controllano la situazione: la prima fila di steward dentro lo stadio, poi i caschi blu oltre i cancelli, come riporta La Gazzetta dello Sport. Quando Andrea Della Valle metterà piede fuori (alle 18.45) la rabbia è altrove, i tifosi sono già andati via. ADV (amareggiatissimo) spiega: «Mi auguro che la partita sia solo un incidente di percorso, pensiamo a rimboccarci le maniche e ripartire. La situazione è delicata, capisco la delusione della gente, Firenze non merita questo: le contestazioni civili le accetto, per le altre cose ne riparliamo tra un mese. Mercato? Sappiamo che si deve intervenire».
Intanto Rossi si esponeva: «Chiedo scusa, la colpa è mia, evidentemente non ho preparato bene la partita o non ne ho fatto capire l’importanza. Dobbiamo essere consapevoli che sarà un campionato lacrime e sangue. Mi aspettavo di più dai giocatori migliori, ma sono sempre io il responsabile del loro rendimento». Capitolo a parte per Cerci: insulti a lui e alla fidanzata internauta (in un coro si faceva riferimento ad avvistamenti nelle vetrine di Amsterdam) prima ancora che l’esterno entrasse in campo.
La Gazzetta dello Sport, 16 gennaio
Etichette:
Visit the Site
Athletic Daspo (A.D.) 2009, athleticdaspo@gmail.com; Tutto il materiale inserito è liberamente distribuibile se non modificato e se gentilmente citata la fonte.