Vorrei sentire la tua voce gridare, tentare, sbagliare…

“Era un ragazzo di così buona famiglia”, si sente dire con sottofondo di campane a morto. A volte anche dalla famiglie migliori vengono fuori individui legati indissolubilmente a un’idea, per la quale sono pronti a gridare, tentare e sbagliare a prescindere. Le famiglie migliori, anzi, sono proprio quelle che pompano nel cuore della nostra società, svuotata e rassegnata, i loro figli cresciuti così. In ogni ambito, i gendarmi del quieto vivere allungano sempre più i tentacoli della repressione. La curva Maratona conta ormai decine di diffidati per motivi (motivi?) incomprensibili, al di là di ogni logica e giustizia: ce n’è per chi ha cercato di afferrare la maglietta di un giocatore a fine partita, per chi ha acceso una torcia lontanissimo dallo stadio, per chi si è attardato a fare quattro chiacchere tra i tornelli e gli ingressi, per chi è stato “visto” in una zona dove non avrebbe dovuto essere (tanto, 50 metri più in qua o più in là significano solo due anni di firma ogni domenica). Il continuo inasprimento delle leggi sulla violenza nel calcio ha appiattito ogni differenza tra ultras e semplice tifoso. L’Athletic Daspo granata è formato da ultras che orgogliosamente rivendicano le loro azioni e le loro turbolenze, ma anche da una notevole quantità di tifosi che – da un giorno all’altro – si è trovata sbattuta in un labirinto di denunce, interrogatori, avvocati, aule di tribunale. La fede comune di tutte queste persone è il Toro; la famiglia comune di tutte queste persone è la Maratona.
…Non sopporto più di vederti morire ogni giorno, innocuo e banale
ROMA — L'Inter di Massimo Moratti è, finora, l'unico esem­pio virtuoso tra le società di cal­cio di serie A e B: 15 mila «tesse­re del tifoso» già rilasciate a chi ne ha fatto richiesta sottoscri­vendo un'autocertificazione, con tanto di fotografia sulla card e doppia chiave di lettura (codice a barre e frequenze Rfid) che consentono l'identifi­cazione certa ai tornelli degli stadi. Il Milan di Silvio Berlusconi, invece, si è dimen­ticato di inserire la foto (e il codice barre) sulle 158.320 carte «cuore rossone­ro» inviate a casa e sottoscritte dai supporter rossone­ri.

La Juventus del presidente Giovanni Cobolli Gigli «si sta mettendo in regola con il pro­getto». Infine, le 90 società del­la Lega Pro, ex serie C, hanno firmato un accordo con Tele­com Italia per la fornitura del tesserino e dei lettori mobili (Rfid, quelli degli ski pass) per i varchi degli impianti.

Tutto qui. Il progetto «tesse­ra del tifoso» lanciato dal mini­stro dell’Interno Roberto Maro­ni — contestato dagli ultrà, che il 5 settembre scenderanno in piazza a Roma, e mal digerito dalla maggioranza delle so­cietà — ha subito uno stop. Tant'è che lo stes­so Maroni ha dovuto diramare una circo­lare in cui si comu­nica implicitamen­te ai prefetti che il battesimo della card del tifoso è rinviato: dall'ini­zio del campiona­to, 22 agosto, si va al 1˚ gennaio del 2010, data oltre la qua­le, stando al testo fir­mato da Maroni il 14 ago­sto, tutti gli stadi con ca­pienza superiore a 7.500 posti dovranno prevedere «corsie de­dicate per i possessori della 'tessera del tifoso'». Così, a par­tire dal prossimo anno, le socie­tà ospitanti potranno vendere i biglietti ai soli tifosi in trasferta che posseggono la carta.

Dunque, scrive Maroni ai pre­fetti, «solo poche società han­no varato il progetto o si accin­gono farlo a causa, da un lato, dei rilevanti oneri organizzativi necessari per sostenerlo e, dal­l'altro, della nota avversione del mondo ultrà». Il fronte del no è guidato dal Catania — mentre altre grandi società co­me Napoli, Roma, Lazio e Udi­nese rimangono nell'ombra e non si adeguano — che ha lan­ciato una vera sfida all’articolo 9 del provvedimento: quello che nega la tessera del tifoso a chiunque sia stato diffidato ne­gli ultimi 5 anni. Secondo Pie­tro Lo Monaco, amministratore delegato della società etnea, la norma è incostituzionale per­ché nega l’ingresso allo stadio anche a chi, colpito nel quin­quennio dal Daspo, ha già pagato il suo debito con la giusti­zia sportiva e pena­le. E la data limite del 1˚ gennaio per le trasferte? «È un prov­vedimento da regime totalitario», replica l'ad del Catania: «E poi chi la pa­ga questa carta? Il Catania ha già speso 2 milioni per adeguar­si alle nuove direttive sulla sicu­rezza».

Cosa succederà, dunque, all' inizio del campionato? Niente, se si esclude il virtuosismo del­­l’Inter. E Paolo Cento, esponen­te di Sinistra e libertà interpre­te di molte proteste degli ultrà, auspica che il termine del 1˚ gennaio sia prorogato: «Con la tessera del tifoso si vuole defini­tivamente normalizzare la pas­sione per le squadre». Contro la registrazione elettronica dei supporter è già partita la mobi­litazione degli ultrà che — nel corso di una riunione organiz­zata a Latina dalle tifoserie di Roma, Lazio, Juventus, Udine­se, Milan, Fiorentina, Siena e Reggina — hanno lanciato la mobilitazione per settembre, minacciando anche lo sciopero delle curve: «La tessera del tifo­so è un reale incombente peri­colo, ci batteremo per i nostri diritti, per la nostra libertà, per la nostra passione». La Digos sta monitorando il tam-tam che viaggia sui siti e attraverso le radio. Appuntamento sabato 5 settembre a Roma, dalle parti dello stadio Olimpico.

Dino Martirano
Etichette:
Visit the Site
Athletic Daspo (A.D.) 2009, athleticdaspo@gmail.com; Tutto il materiale inserito è liberamente distribuibile se non modificato e se gentilmente citata la fonte.