Vorrei sentire la tua voce gridare, tentare, sbagliare…

“Era un ragazzo di così buona famiglia”, si sente dire con sottofondo di campane a morto. A volte anche dalla famiglie migliori vengono fuori individui legati indissolubilmente a un’idea, per la quale sono pronti a gridare, tentare e sbagliare a prescindere. Le famiglie migliori, anzi, sono proprio quelle che pompano nel cuore della nostra società, svuotata e rassegnata, i loro figli cresciuti così. In ogni ambito, i gendarmi del quieto vivere allungano sempre più i tentacoli della repressione. La curva Maratona conta ormai decine di diffidati per motivi (motivi?) incomprensibili, al di là di ogni logica e giustizia: ce n’è per chi ha cercato di afferrare la maglietta di un giocatore a fine partita, per chi ha acceso una torcia lontanissimo dallo stadio, per chi si è attardato a fare quattro chiacchere tra i tornelli e gli ingressi, per chi è stato “visto” in una zona dove non avrebbe dovuto essere (tanto, 50 metri più in qua o più in là significano solo due anni di firma ogni domenica). Il continuo inasprimento delle leggi sulla violenza nel calcio ha appiattito ogni differenza tra ultras e semplice tifoso. L’Athletic Daspo granata è formato da ultras che orgogliosamente rivendicano le loro azioni e le loro turbolenze, ma anche da una notevole quantità di tifosi che – da un giorno all’altro – si è trovata sbattuta in un labirinto di denunce, interrogatori, avvocati, aule di tribunale. La fede comune di tutte queste persone è il Toro; la famiglia comune di tutte queste persone è la Maratona.
…Non sopporto più di vederti morire ogni giorno, innocuo e banale
venerdì 4 settembre 2009 |
Se qualcuno non se ne fosse accorto, se avesse passato il proprio tempo allo stadio fischiando o persino applaudendo coloro che al momento indossano le nostre gloriose maglie granata, sarebbe forse meglio iniziasse a osservare per vedere davvero quel che gli capita intorno. È venuto il momento, infatti, di schierarsi apertamente, di decidere se seguire la strada che porta irrimediabilmente al calcio da poltrona, o tentare di resistere secondo quello che da anni ci tramandiamo come patrimonio di Curva. Attualmente, il ministero degli interni sta giocando la carta della tessera del tifoso per mettere gli uni contro gli altri coloro che, secondo logiche semplicistiche, sarebbero ultras e normali spettatori, onde trasformare definitivamente il calcio in qualcos’altro: silenzio sugli spalti, nessun colore, biglietti esosi, pop-corn e majorettes. In realtà la tessera, “strumento di fidelizzazione” come la chiamano lor signori, mira a rinforzare, creare, mantenere in vita un'unica tipologia di tifoso: quella del tifoso-consumatore senza diritto alcuno. Attraverso una schedatura di massa, sarà proibito l'introduzione allo stadio di qualsiasi cosa (e persona) che non sia stata precedentemente autorizzata.
Dopo la guerra alle torce e fumogeni, ai megafoni, agli striscioni verrà portata avanti quella contro i cori spontanei, contro la libertà di sedersi in un seggiolino non assegnato e di seguire la partita in piedi. Il tutto all'inseguimento di una degenerazione del modello inglese. In questo modo, il tifoso-consumatore potrà godersi al meglio lo spettacolo; ma se poi lo spettacolo non gli piacesse, e dalle nostri parti il rischio è abbastanza concreto, non potrebbe manifestarlo se non rischiando di vedersi sottrarre la tanto agognata tessera. Oltre ad essere privato della libertà di ogni forma spontanea di espressione, il tifoso-consumatore diventerà strumento per muovere centinaia di migliaia di euro alle proprie spalle. Tutta la messe di dati incamerata dallo stato con la tessera del tifoso, infatti, verrà rivenduta ad aziende e banche per creare promozioni allettanti. La tessera funzionerà da carta di credito e darà diritto ad una serie di sconti su autogrill e autostrade (per chi potrà ancora andare in trasferta) o sulla pay-tv (per chi non ci potrà più andare). Sempre, solo soldi in uscita insomma.
La tessera del tifoso è già stata sperimentata la stagione scorsa a Milano facendola passare come puro strumento statistico. Ha sostituito la tessera d’abbonamento e soltanto con essa si è reso possibile acquistare singoli biglietti. Da questo campionato, a Milano chiunque abbia scontato una diffida in passato non potrà più ottenere la tessera del tifoso e, di conseguenza, non potrà più andare allo stadio, né in casa, né in trasferta. Per tutta la vita. Gli interessati ne hanno avuto notizia via posta. Oltre a Inter e Milan, sulla via della beatificazione ci sono i gobbi e molte società di serie C. Per tutti, la tessera dovrebbe diventare obbligatoria per le trasferte a partire dal gennaio 2010; dall’inizio del campionato prossimo, lo sarà anche per le partite in casa (abbonamenti e singoli biglietti). Anche la Maratona è stata vittima delle immediate implicazioni della tessera del tifoso: quest'anno, infatti, siamo stati colpiti da una serie impressionante di diffide basate sulle antipatie personali o su straordinarie casualità. Molte di esse sono state annullate ma, secondo l'articolo (n. 9, legge Amato, 41/2007) che supporta giuridicamente la tessera, le persone coinvolte potrebbero non rimettere più piede allo stadio:
1. è fatto divieto alle società organizzatrici di competizioni riguardanti il gioco del calcio, responsabili della emissione, distribuzione, vendita e cessione dei titoli d’accesso, di cui al decreto ministeriale 6 giugno 2005 del ministro dell’interno, pubblicato nella gazzetta ufficiale n. 150 del 30 giugno 2005, di emettere, vendere o distribuire titoli di accesso a soggetti che siano stati destinatari di provvedimenti di cui all’articolo 6 della legge 13 dicembre 1989, n. 401, ovvero a soggetti che siano stati, comunque, condannati, anche con sentenza non definitiva, per reati commessi in occasione o a causa di manifestazioni sportive.
Pur trattandosi di un abominio costituzionale, questo articolo offre possibilità illimitate alla repressione. Non si specifica la retroattività di (eventuali) reati, né fino a quando durerà la squalifica dagli stadi per i soggetti coinvolti. Di recente, Maroni ha firmato un decreto che vorrebbe fare chiarezza prevedendo l'esclusione per coloro che abbiano una diffida in corso (bella scoperta!) e coloro che siano stati condannati per un reato da stadio negli ultimi 5 anni. È evidente il tentativo di allontanare per sempre i soggetti più caldi, senza considerare la possibilità di rivedere in qualsiasi momento la questione e andare a colpire anche chi non sia stato condannato o lo sia stato 15 anni fa, ma ancora più evidente è la deriva del tutto contraria alla libertà dell'individuo che è implicita nel decreto: chi ha già pagato con una condanna e con una diffida la propria pena, dovrà continuare a pagare vita natural durante. Inutile dire che reati ben più gravi non vengono perseguiti con lo stesso accanimento: un rapinatore può tornare in una banca, uno stupratore può tornare a parlare con una donna e la domenica possono andare tranquillamente allo stadio. Un tifoso non può.
Questo è un passaggio che non coinvolge solo gli ultras, sia chiaro, perché qui è in gioco la passione che contraddistingue i tifosi in genere, tutti quelli che da anni macinano chilometri e si contorcono le budella per le sorti granata, tutti quelli che vogliono continuare a dire la loro. La tessera del tifoso vorrebbe imporre il modello del tifoso-consumatore, che è quanto di più lontano ci sia dal tifoso del Toro. Tutti insieme dobbiamo boicottarne l'utilizzo e sostenere chi la avversa quotidianamente. Altrimenti, una volta svuotato lo stadio di calore e di colore, rimarranno solo tanti pupazzi che osservano in silenzio undici maglie granata svuotate del loro valore.

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