Vorrei sentire la tua voce gridare, tentare, sbagliare…

“Era un ragazzo di così buona famiglia”, si sente dire con sottofondo di campane a morto. A volte anche dalla famiglie migliori vengono fuori individui legati indissolubilmente a un’idea, per la quale sono pronti a gridare, tentare e sbagliare a prescindere. Le famiglie migliori, anzi, sono proprio quelle che pompano nel cuore della nostra società, svuotata e rassegnata, i loro figli cresciuti così. In ogni ambito, i gendarmi del quieto vivere allungano sempre più i tentacoli della repressione. La curva Maratona conta ormai decine di diffidati per motivi (motivi?) incomprensibili, al di là di ogni logica e giustizia: ce n’è per chi ha cercato di afferrare la maglietta di un giocatore a fine partita, per chi ha acceso una torcia lontanissimo dallo stadio, per chi si è attardato a fare quattro chiacchere tra i tornelli e gli ingressi, per chi è stato “visto” in una zona dove non avrebbe dovuto essere (tanto, 50 metri più in qua o più in là significano solo due anni di firma ogni domenica). Il continuo inasprimento delle leggi sulla violenza nel calcio ha appiattito ogni differenza tra ultras e semplice tifoso. L’Athletic Daspo granata è formato da ultras che orgogliosamente rivendicano le loro azioni e le loro turbolenze, ma anche da una notevole quantità di tifosi che – da un giorno all’altro – si è trovata sbattuta in un labirinto di denunce, interrogatori, avvocati, aule di tribunale. La fede comune di tutte queste persone è il Toro; la famiglia comune di tutte queste persone è la Maratona.
…Non sopporto più di vederti morire ogni giorno, innocuo e banale
mercoledì 21 settembre 2011 |
E' prevista per domani - giovedì 22 settembre - l'udienza preliminare del processo riguardante gli incidenti allo stadio dell'11 novembre 2007 che portarono alla sospensione della partita Atalanta-Milan dopo 7 minuti di gioco.

L'arbitro Massimiliano Saccani di Mantova dovette interrompere il match per il tentativo di alcuni tifosi atalantini di infrangere le vetrate - anche con un tombino - che separano la curva atalantina dal campo di gioco. Poco dopo la gara era stata sospesa definitivamente.

Ultras a volto coperto avevano quasi completamente distrutto una barriera di vetro, inducendo alcuni giocatori dell'Atalanta a correre ai piedi della gradinata per cercare di riportare la situazione alla normalità. I giocatori dell'Atalanta - Doni e Bellini in primisi - era andati a parlare con i tifosi per cercare di farli ragionare ma inutilmente.

All'orgine degli incidenti, la notizia dell'uccisione di un tifoso della Lazio in un Autogrill vicino ad Arezzo, per un colpo di arma da fuoco partito dall'arma di un agente della Polstrada. Per questo motivo gli ultras non volevano l'inizio della partita.

Il pm Monia Di Marco ha chiesto ora il rinvio a giudizio per 26 persone. Il Comune si è costituito parte civile per ottenere il risarcimento dei danni morali e sarà assistito dall'avv. Mauro Angarano.

L'Atalanta non si è invece costituita parte civile, che aveva ottenuto nel 2009 (proprietari i Ruggeri) un risarcimento degli ultras di circa duemila euro. Vi sono poi altre 23 persone - agenti di polizia e carabinieri - che possono costituirsi ancora parte civile.

L'eco di Bergamo, 21 settembre
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