Vorrei sentire la tua voce gridare, tentare, sbagliare…

“Era un ragazzo di così buona famiglia”, si sente dire con sottofondo di campane a morto. A volte anche dalla famiglie migliori vengono fuori individui legati indissolubilmente a un’idea, per la quale sono pronti a gridare, tentare e sbagliare a prescindere. Le famiglie migliori, anzi, sono proprio quelle che pompano nel cuore della nostra società, svuotata e rassegnata, i loro figli cresciuti così. In ogni ambito, i gendarmi del quieto vivere allungano sempre più i tentacoli della repressione. La curva Maratona conta ormai decine di diffidati per motivi (motivi?) incomprensibili, al di là di ogni logica e giustizia: ce n’è per chi ha cercato di afferrare la maglietta di un giocatore a fine partita, per chi ha acceso una torcia lontanissimo dallo stadio, per chi si è attardato a fare quattro chiacchere tra i tornelli e gli ingressi, per chi è stato “visto” in una zona dove non avrebbe dovuto essere (tanto, 50 metri più in qua o più in là significano solo due anni di firma ogni domenica). Il continuo inasprimento delle leggi sulla violenza nel calcio ha appiattito ogni differenza tra ultras e semplice tifoso. L’Athletic Daspo granata è formato da ultras che orgogliosamente rivendicano le loro azioni e le loro turbolenze, ma anche da una notevole quantità di tifosi che – da un giorno all’altro – si è trovata sbattuta in un labirinto di denunce, interrogatori, avvocati, aule di tribunale. La fede comune di tutte queste persone è il Toro; la famiglia comune di tutte queste persone è la Maratona.
…Non sopporto più di vederti morire ogni giorno, innocuo e banale
Un tifoso riminese 40enne è stato assolto dal giudice Alessandra Ferrara dall’accusa di essere uno dei promotori della manifestazione non autorizzata del 14 aprile 2007, il giorno del derby con il Cesena, all’incrocio tra via Pascoli e via Lagomaggio in onore di Marco Caruso, ultrà della Curva Est deceduto il 10 maggio 1997.In quell’occasione 150 tifosi del Rimini Calcio avevano partecipato a un sit-in per poi sfilare, scandendo slogan da stadio, dietro allo striscione dedicato al ragazzo prematuramente scomparso.
Era un’iniziativa polemica indetta per protestare contro il divieto di poter portare lo striscione commemorativo e già esposto senza problemi anche in altri stadi italiani, compreso il “Romeo Neri”.Nonostante ciò il supporter biancorosso sta ancora scontando una pena amministrativa: non partecipava manifestazione sportive da 4 anni.
Nel frattempo l’inchiesta va avanti e coinvolge altri 15 tifosi, tra i 22 e i 56 anni, che si ritroveranno nei prossimi giorni in aula per le battute finali del processo.

Il Corriere della Romagna, 17 dicembre
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